2 novembre 2019 - 12:55

Siya Kolisi, il primo capitano nero della nazionale di rugby del Sudafrica è campione del mondo

Ha la stessa maglia dello storico capitano del primo mondiale degli Springboks, è stato cresciuto dal padre e dalla nonna. E rappresenta una rivoluzione mite. Per questo è già un simbolo

di Carlo Baroni

Siya Kolisi, il primo capitano nero della nazionale di rugby del Sudafrica è campione del mondo
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NELSPRUIT (Sudafrica) — Negli spot della tv sudafricana è il ragazzino che sogna di diventare campione. E finge che il letto sia la mischia degli avversari da respingere. Con un padre che lo guarda male e lui che gioca di nascosto. Fino al giorno in cui regala orgoglioso la maglietta degli Springboks al genitore che si commuove.

Siya Kolisi è il primo capitano nero della nazionale sudafricana di rugby. I nuovi campioni del mondo. Hanno sconfitto gli inglesi. Hanno trionfato davanti al loro presidente, Cyril Ramaphosa. L’immagine più immediata di un passato che cambia. In meglio: e in fretta.

Kolisi ha lo stesso numero di maglia, il 6, di Pienaar, lo storico capitano del primo mondiale vinto dagli Springboks, nel 1995, il primo del dopo apartheid. Quello con Mandela in tribuna.

A Siya piaceva correre. Dice suo padre. Perché lui la mamma l’ha persa troppo presto. L’ha cresciuto la nonna. E quando torna nel suo quartiere non è la star del rugby. Ma il ragazzo bene educato e un po’ malinconico che per prima cosa fa visita agli anziani.

Suo padre dice che il giorno che l’hanno nominato capitano, il telefono non la smetteva più di suonare. Kolisi è già un simbolo, come Jesse Owens e Kareem Abdul Jabbar. Il campione che abbatte le barriere. E forse neanche Mandela pensava che il giorno di un nero capitano degli Springboks sarebbe arrivato così presto.

Kolisi è il primo a cantare l’inno a squarciagola, Nkosi sikelele Afrika, «Dio benedica l’Africa», e non abbassa il tono neanche quando le parole dallo zulu al sesotho passano all’afrikaans degli antichi oppressori e all’inglese.

Kolisi è la rivoluzione mite. Quella che voleva Mandela. Un passo per volta e poi ti accorgi che stai correndo e ti volti e guardi fiero la strada già percorsa. Kolisi non è un uomo da proclami. È un testimone. Il volto di un’epoca nuova. Di una convivenza possibile. Dopo aver alzato la Coppa del mondo, è piu facile.

Com’è riuscito il Sudafrica a battere l’Inghilterra (favorita)? Leggi qui l’analisi di Domenico Calcagno

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